martedì 14 gennaio 2014

Chi insegnerà l'amore per la lettura ai bimbi di domani?


Il discorso di ieri mi ha ispirato un'altra questione spinosa. Cosa spinge una persona a non leggere ciò che si scrive? Non parlo solamente di libri. Mi sono resa conto che la gente preferisce non leggere e basta. Parliamo tanto di cultura, nel nostro paese, ma ascolto sempre più persone dire che è più semplice vedere un film piuttosto che leggere. Persone, addirittura, che non conoscono minimamente gli effetti devastanti che un libro è in grado di provocare nella mente del lettore. Mi sono sentita chiedere parecchie volte “Come diavolo fai a fare le quattro di notte per leggere un libro? Come diamine fai a piangere o a ridere leggendo qualcosa?” Sembra che l'immaginazione stia, lentamente, sparendo dal quotidiano, asciando spazio esclusivamente a ciò che è realmente visibile. Non si concepisce il fatto che l'immaginazione riesce, molte volte, a creare mondi impossibile da riprodurre nella realtà, per quanto effetti speciali abbiano creato nel mondo odierno. Diavolo, leggere crea dipendenza. Quando una storia merita di essere vissuta, non ci sono immagini che tengano. Un bel libro va aldilà di ogni concetto visivo. Le emozioni che può trasmettere la parola scritta non hanno eguali. Eppure la gente non legge. Eppure i social network sono invasi di persone che scrivono come se si stesse lavorando in un aeroporto, via telex, con abbreviazioni che, a volte, risultano di incomprensibile interpretazione. Eppure l'editoria ha subito, qui in Italia, un calo pazzesco delle vendite. Si, buona cosa è stata fatta con l'avvento degli e-book, ma per un discorso prettamente economico. Non si eguaglia la gioia di sfogliare un libro. E comunque sempre troppe poche persone leggono qualsiasi cosa, fosse anche un articolo di giornale. Ci sono tantissime testate giornalistiche lette da pochissimi, ci sono persone che scrivono bizzeffe di racconti rimasti sconosciuti. Ci sono troppi scrittori, qui, è vero. Ma le stesse persone che sostengono questa massima, sono le stesse che raramente leggono cose differenti dalle loro. Perché? Forse non avviene una giusta educazione in casa, in tal senso? Quanti sono i bambini abituati a vivere tra i libri? Pochi. Quanti, quelli a cui vengono regalati e storie con le quali poter sognare? Pochi. A quanti viene letta una favola? Pochissimi. È più semplice piazzare il bambino davanti alla televisione, fargli ingurgitare chili di Violetta e non pensare al suo avvenire. I genitori, molti genitori, hanno dimenticato la regola basilare che vigeva quando ero piccola io: l'ignoranza è uno strumento potente nelle mani di chi la sa strumentalizzare. Molti genitori non si rendono conto dell'importanza della cultura. Se per primi hanno odiato la scuola, si può stare certi che trasmetteranno una sorta di noncuranza alla propria prole. L'ho visto, nella maggior parte accade e non sono frasi fatte. Se, per primi, non hanno avuto l'obbligo morale di studiare, raramente avranno gli strumenti necessari per trasmettere la curiosità necessaria a terminare gli studi ai propri figli. È vero, nell'Italia odierna è certamente più intelligente consigliare al proprio figlio una scuola professionale, in grado di insegnargli basi utili al suo futuro, ma non per questo si deve dimenticare la ricchezza di ciò che può trasmettere uno studio parallelo di concetti interessanti e stimolanti. Sono rimasta scioccata nello scoprire che in televisione non esistono più neanche i cartoni animati. Proprio oggi ripensavo alla serie di “Siamo fatti così”, cartone con il quale sono cresciuta, che mi ha instillato la curiosità di andare a cercare cose che alle elementari non si studiano approfonditamente. Ricordo che chiedevo a mia madre di spiegarmi, nel dettaglio, come funzionasse il corpo umano. Non perché volessi fare il medico, da grande, ma per la curiosità che si attaccava al mio cervello avido. Se non si insegna ai bambini, ora, cosa significa leggere, non si può pretendere nulla dal futuro. Nulla. Ed è inutile, quindi, leggere tutte quegli aforismi che circolano su facebook. Perché non hanno senso, in un popolo ignorante che si ripiega su sé stesso per pigrizia. L'insegnamento non è un mestiere facile, ma qualcuno dovrà pur farlo, e i genitori hanno una grandissima responsabilità in tutto questo.

Nessun commento:

Posta un commento