giovedì 30 gennaio 2014

Oggi un raccontino stile orrorifico ve lo lascio, va...

Il riflesso del male

Non fu in grado di trattenere le lacrime.
Dai, me lo avevi promesso! Vedi che non ci si può fidare di te? Sei di un confortante...”
Su, non ti arrabbiare.” Tosca cominciò a respirare affannosamente, portando una mano allo stomaco, nel tentativo di calmare le sue risa. “Non è colpa mia se... Se il parrucchiere ha deciso di farti diventare come la protagonista di Apocalypto!”
Ancora? La fai finita?” Ma il sorriso si stava già facendo largo, sgomitando, tra le labbra di Rosaria. Era impossibile non abbandonarsi all'ilarità, quando c'era Tosca nei paraggi...
E ora eccola lì, con un'accettata fra capo e collo, ad attendere una mano dal cielo. “Voglio morire... Guarda cosa mi ha combinato quel deficiente... Adesso mi dici come vado in giro? Mi dovrei tagliare la testa!”
Beh, il parrucchiere ti ha dato una bella mano...” Tosca riprese a ridere sommessamente, tra i borbottii indignati di Rosaria, mentre una debole pioggia prese a cadere sulla strada deserta. “Ecco, ci mancava solo l' ACQUA... Così, con i CAPELLI ricci che ho, sai che bel porcospino divento? Fortuna che non c'è nessuno in giro... Anzi... Ma oggi c'è qualche sciopero?”
Tosca si fermò un momento, smettendo di ridere, e si guardò attorno, prendendo con i suoi OCCHI azzurri tutto l'isolato. “Che io sappia no, ma è strano, effettivamente, questo “assenteismo”... Non saprei cosa dirti. Una cosa è certa. Se ci si avvicina qualcuno, con quel casco di banane che hai in testa, scappa a gambe levate! Mamma mia, Rosaria, che ti ha combinato... Dovresti fargli causa!”
Lo sguardo, quasi schifato, della sua amica le fece montare una rabbia quasi indomabile. “LA VUOI FAR FINITA? SCHERZARE VA BENE, MA COSI' È TROPPO! TI RENDI CONTO CHE CI DEVO ANDARE IN GIRO IO CON QUESTO COSO IN TESTA? CHE CAZZO CONTINUI A PRENDERE IN GIRO?”
Ehy, datti una calmata... Anche perché, così, non è che migliori la situazione... Guarda che i cappelli fanno miracoli...” Il sorriso a trentadue denti, Tosca era incorreggibile. Impossibile portarle rancore per più di due minuti. “Vaffanculo, vai... “Ricresceranno, Rosaria. Non fartene un problema, sul serio. Non ti stanno tanto male. Tutto sta nel farci l'abitudine...”
Giunsero davanti il portone di casa di Tosca in silenzio e, prese le chiavi, salirono le scale. “Ti faccio compagnia... Ma solo finché non arriva Luigi. Se non torno a casa per tempo, mi tocca uccidere mia madre. Lo sai com'è fatta. Puntualità sopra ogni cosa... Prima però uccido te...”
Si, lo so... Però lo sai che non sopporto di stare in casa da sola... Accenditi il televisore, vado un momento in bagno. Ah... Mi so difendere bene, io! ”
Rosaria si adagiò sul divano, sprofondando nei cuscini morbidi e caldi, e prese a fare zapping tra un canale e l'altro. Le sei del pomeriggio e come al solito, nulla di interessante... Sbuffò e, afferrato il pacchetto di sigarette, ne accese una meccanicamente, per semplice noia. Chiuse gli occhi e, senza rendersene conto, si addormentò.

Plink.
Plink.
Plink.
Aprì gli occhi. Era in piedi, vicino al divano, la sigaretta spenta. Titubante, aggrottò la fronte. Un vuoto di memoria... Che strana sensazione...
Le gocce provenivano dal bagno. Stranamente le distingueva nitidamente, nonostante fuori stesse diluviando.
Seguì il rumore, appoggiando le mani tremanti lungo il muro candido. Si voltò, avanzando verso il bagno, e si accorse della lunga scia di sangue sull'intonaco. Il cuore perse un colpo, ma il terrore non arrivò, come aveva immaginato. Si sorprese tranquilla. Continuò a camminare, ora sicura, e aprì la porta del bagno semichiusa. La vide. Il sangue sgocciolava copioso dagli occhi di Tosca, distesa nella vasca asciutta. Occhi... Non li aveva più. Rosaria la fissò, avvertendo l'acido salirle in gola, ma non gridò. Se lo aspettava. Perché? “Ma che cazz...” Portò una mano alla fronte e tastò una ruga. A quel punto la paura si fece largo. Una ruga... Come era possibile? A vent'anni, una ruga? Il cuore batteva furiosamente nel petto. Sembrava volesse esplodere. Si catapultò sul lavandino, cercando lo specchio, dai bordi gialli, dell'amica. Si vide riflessa e fu lì che l'urlo nacque potente e imponente. Un grido agghiacciante, che percorse in poco tempo l'intero palazzo, infranse i vetri del salotto. Cos'era diventata? I denti affilati, gli occhi infossati e rossi, il volto completamente deturpato... Cos'era quel mostro? Si voltò, guardando i lineamenti dolci di Tosca, e una rabbia cieca la pervase. Non poteva essere bella, lei che era morta. Cosa se ne faceva della bellezza, una persona che era capace solamente di prendere in giro gli altri? Lei sarebbe dovuta essere bella... Lei, e nessun'altra! Contemplò le proprie mani, intrise del sangue della ragazza, e notò gli artigli. Sorrise, perversa. Bene... I capelli non sarebbero più ricresciuti, perché si sarebbe uccisa prima, ma quella stronza avrebbe avuto un funerale ancor peggiore. Sarebbe diventata una senza – volto...
Si gettò sul corpo esanime di Tosca, squartando, con tutta la forza sovrannaturale di cui era capace, e ne dilaniò i tratti distintivi. Strappava, mordeva, gridava e rideva... Rideva di gusto come mai aveva fatto... Una volta terminato avvertì la calma riprendere il proprio posto nel suo corpo. Ansimava ancora, ma sempre più lentamente. Si voltò verso lo specchio, pronta a gridare. Vide la sua immagine e delle lacrime le rigarono le guance... Rosaria la contemplava dal vetro, sorridente e giovane... e comprese... Chiuse gli occhi e consentì la trasformazione.

Si chiuse la porta dietro le spalle, toccandosi i capelli corti con le dita, sorridendo, dopotutto. Ci stava già facendo l'abitudine...
Il suo doppio sarebbe riemerso un giorno, forse... O forse no...


Astri di paura, 2009




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