sabato 11 gennaio 2014

Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana... Quando i film ci insegnano la storia!


Un ferroviere anarchico, un commissario che sembra l'emblema della giustizia, e un Italia alle porte di una guerra civile già annunciata. Chi era Pinelli? Chi era il commissario Calabresi? E Valpreda? Io non lo sapevo, non prima di aver visto il film “Romanzo di una strage”. Mastrandrea come commissario, Favina nei panni dell'anarchico, Tirabassi alle prese con un personaggio squallido come il dottor Allegra, responsabile dell'ufficio della questura. Sembra allucinante che io confessi la mia totale ignoranza in materia, ma è così. E come me, sono convinta che moltissime persone ignorino quali orribili avvenimenti si succedettero nel periodo che vide il forte contrasto tra anarchia e stato. Stato... Si parla spesso del caso Moro, delle Brigate Rosse, molto blandamente della strage di Piazza Fontana (forse i milanesi sono più ferrati in materia, ne sono certa) e poi della guerra di mafia e così via... Ma dei gruppi anarchici che, probabilmente, furono “messi in mezzo” per favorire l'accelerazione a un colpo di Stato voluto anche da note fazioni politiche, del suicidio/omicidio di un ferroviere trattenuto illegalmente in una questura, costretto a un interrogatorio lungo tre giorni, a stomaco vuoto e senza riposo; e ancora della diffamazione di un commissario di città, buttato in pasto ai gruppi carichi di sete di vendetta per la morte inspiegabile del loro compagno... Chi ne parla? Praticamente nessuno. Nelle scuole il programma di storia, solitamente, si fermava alla fine della seconda guerra mondiale. Ora, addirittura, alle elementari già è tanto se il programma prevede la storia dell'impero romano d'occidente in quinta! Quella, per lo Stato, è ancora considerata storia contemporanea. Ma ce ne sarebbero di cose da far studiare agli studenti... A partire da tutta la storia della prima e della seconda Repubblica.
Mi sento, quindi, di consigliare la visione di questo film come una prima infarinatura, per chi non conosce questi eventi, e come memoria per chi, invece, quegli episodi li ha studiati o vissuti. Quando si studiano determinati argomenti, come normale dovrebbe essere, rimane sempre un senso di ingiustizia, tristezza e mancanza della verità. Anche cercando su internet, tra i vari documenti e testimonianze, non si riesce a giungere a una conclusione dell'intera vicenda svoltasi tra Roma, Napoli e Treviso. Gli anni bui italiani? Troppi ce ne sono stati.... e troppi ancora ce ne saranno, solo che non si saprà se non tra qualche anno. A differenza di allora, adesso i personaggi influenti, addetti alla salvaguardia del potere, hanno talmente tanti mezzi da non doversi più preoccupare di nulla, quindi non devono uccidere per creare terrore. Credo che gli ultimi morti ammazzati siano stati Biagi e D'Antona. Ora si può, semplicemente allontanare e diffamare una persona nel pieno svolgimento del proprio “sporco” lavoro. Ultimamente hanno indagato persino Ultimo, figurarsi... Tutti sanno, ma tutti fanno finta di non sapere. Non è un discorso che riguarda solo l'Italia, è ovvio, ma è inquietante valutare che, per un paese così piccolo, ci siano stati, e ci siano ancora, tanti complotti... Sarà per deformazione familiare, ma per quanto mi dispiaccia per il povero ferroviere Pinelli, voglio ricordare quel commissario che, purtroppo, è caduto vittima, probabilmente, dei giochi di potere di altri. Si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato? Può darsi, anzi sicuramente. Moro sapeva, Moro è morto. Tutti sapevano, tutti hanno taciuto e continuano a rimanere in silenzio. E a tenere il futuro popolo italiano nell'ignoranza della propria storia.

Medaglia d'oro al merito civile a Luigi Calabresi
«Fatto oggetto di ignobile campagna denigratoria, mentre si recava sul posto di lavoro, veniva barbaramente trucidato con colpi d’arma da fuoco esplosigli contro in un vile e proditorio attentato. Mirabile esempio di elette virtù civiche ed alto senso del dovere.
Milano, 17 maggio 1972



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