lunedì 20 gennaio 2014

Tutti si soffermano sul mestiere della mamma... Ma il papà?


Sento costantemente parlare del rapporto mamma - figlio. Addirittura, una volta si davano le colpe di un possibile autismo del bambino alla figura materna. Come se il ruolo del padre fosse assente. Come se il padre fosse semplicemente un modo, per la donna, di approdare alla propria maternità. Io adoro mia madre, ma adoro anche mio padre e non ne ho mai fatto mistero. Non si riesce a comprendere come mai la visione della donna, in questo frangente, sia nettamente più importante. Eppure entrambe le figure concorrono per il fine ultimo del dar vita a una nuova esistenza. Eppure è il frutto dell'amore tra un uomo e una donna a essere celebrato, con la nascita, non solo lo sforzo di una singola persona. E all'educazione del nascituro concorrono entrambe le parti. Per lo meno dovrebbero. Persino nelle cause legali il padre è la figura ad avere sempre la peggio. Si tende a tutelare la madre, perché si ritiene che il rapporto tra la figura femminile e il bambino sia più solida e importante. Da figlia posso dire che l'amore è rivolto a entrambe le parti e che si può trarre un fortissimo insegnamento sia dalla propria madre che dal proprio padre. Da figlia posso dire che non sempre una persona può comprendere l'umore dell'altro e che, forse, il dualismo della coppia serve anche ad aiutare il difficile processo di comprensione alla propria "creazione". Da figlia posso dire che l'esempio del proprio padre è rilevante per comprendere cosa si cerca in un uomo nel futuro. Da figlia posso dire che, probabilmente, il padre è l'uomo che si ama primo, in maniera pura. Per un figlio il padre è la figura da idolatrare, imitare, da cui trarre ispirazione. Se è un buon padre. E il mio lo è e mi sembra quanto meno doveroso il celebrarlo quando ancora posso farlo, quando ancora può leggere ciò che gli scrivo. Non che sia decrepito, al contrario, ma credo sia fondamentale dimostrare il proprio affetto ai cari quando si è certi che possano comprendere e capire, per non cadere nelle solite frasi del dopo. Solitamente si ha vergogna a esprimere i propri sentimenti. Perché? In fondo la vita, senza emozioni, cos'è? E perché non esprimerle, allora, queste emozioni, quando si è certi di poterlo fare? Quando non si hanno validi motivi per non farlo?

 Unico uomo


L'unico uomo
che non amerò mai abbastanza
che sento di dover stringere
quando solo il pensiero lo sfiora



L'unico uomo
che voglio vegliare
nonostante mi abbia donato tutto
il suo potere più grande



L'unico uomo
che ho amato sempre
per senso di naturale
e reale appartenenza



Non credo di saper eguagliare
il sentimento unico
il singolare sentore
che provo solo guardandolo


Non penso poter replicare
e non voglio, in fondo, farlo
la costante voglia di contatto
con le braccia forti che mi tennero



L'unico uomo
vero uomo
che mi ha dato esempio di
ciò che significa padre



Padre
unico e singolo padre
di cui ho preso gli occhi

di cui posseggo, costante, l'affetto  

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