lunedì 10 marzo 2014

Amori a metà di Antonietta Agostini


Amori a metà


Un'affermata speaker radiofonica della Capitale, una bella famiglia, una stupenda bambina e una casa permeata dell'odore tipico di un'unione stabile. Chiara, una donna come tante, divisa tra lavoro, impegni quotidiani e vita familiare. Chiara... che ama Francesco. Suo marito? No. L'uomo con il quale condivide il tetto, le spese, una vita solo apparentemente appagante, ma in realtà densa di silenzi e priva di abbrivio, non è lo stesso che la donna ama. Perché Francesco è l'altro, è l'amante, il vero papà di Nicole, la sua bambina. Per quanto tempo si può fingere un amore terminato? Per quanto si può riuscire a fuggire da un sentimento, invece, vivo e profondo? Chiara non lo sa, ma capisce che il tempo delle menzogne sta volgendo al termine, e che, prima o poi, la verità necessita di essere rivelata per il bene di tutte le parti coinvolte nella storia. Ho letto questo libro, centellinando ogni pagina affinché potesse trasmettermi le emozioni volute dall'autrice. E ci sono riuscita, tanto da provare, in alcuni momenti, repulsione verso situazioni vissute ed empatia verso sentimenti condivisi. Chiunque, nella propria vita, ha trascorso almeno un giorno pensando di non avere via d'uscita, credendo che l'amore della propria vita fosse rappresentato da colui che rifiutava il cuore donato, la gioia di un futuro pronto vivo e a pochi passi. La forza di questo romanzo, infatti, è proprio il modo che la Agostini ha di proporre la narrazione al lettore, facendo calare quest ultimo in situazioni reali, possibili e dannatamente probabili. Si conosce il dolore di una separazione, si conosce l'essere costretti a un rifiuto che non si vorrebbe, si conosce la sofferenza di non essere compresi, le brutture derivanti dalla solitudine. Un romanzo dall'impatto forte, a volte davvero di difficile fruizione tanta è la pena che sovente si prova davanti a scene che si vorrebbero modificare. Ci si trova a consigliare, mentalmente, alla protagonista varie vie di fuga, invitandola ad accettare o negare determinate situazioni. Si soffre con lei, chiedendosi come mai l'autrice abbia scelto di creare personaggi che l'attorniano completamente incapaci di donarle preziosi e utili consigli. Ci si danno l'anima a fronte di determinate decisioni, reputate molte volte stupide e inaccettabili. Poi, come un'illuminazione, si comprende che, effettivamente, la storia narrata è propria di molte donne, in grado di mettere davanti alla propria felicità l'impossibilità di un amore pur di non inficiare la fiducia propria di quel sentimento, arrivando a ignorare qualsiasi evento mosso dal fato atto a soverchiare una realtà troppo difficoltosa e priva di alcuna felicità. Ed è solo in quel momento che si riesce ad accettare il compromesso finale, la decisione ultima, il susseguirsi di eventi che chiunque vorrebbe modificare, anche perché una sola nota positiva esiste in tutto il romanzo, ed è la bambina, frutto di un amore a senso unico ma capace di donare un universo variopinto di sensazioni differenti, ma belle. Lo ammetto, è stato difficile giungere alla fine del romanzo, ma non per il modo in cui è scritto o per qualche pecca nella narrazione, bensì per l'intensità di alcuni sentimenti comprensibili in pieno solo a chi li ha provati e vissuti davvero. Mi sento di consigliare a chiunque questo romanzo, proprio per la forza delle emozioni che è in grado di suscitare, nonché le riflessioni che ne possono derivare.   

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