venerdì 21 marzo 2014

E' te che aspettavo di Alessandra Paoloni

È te che aspettavo
Elly e la morte di Judith. Elly e i suoi genitori confusi e devastati dal dolore. Elly e il suo senso di colpa. Elly e la prospettiva di un amore molto più vicino di quanto possa solo sperare. Quale di queste personalità sono proprie della donna e quante sono la semplice conseguenza di un avvenimento indipendente dal suo volere? Judith, sua sorella, è morta da poco tempo e una colpa latente mina la stabilità psicofisica di Elly, la quale assiste inerme all'infrangersi non solo della quiete familiare ma anche della sua stessa felicità. Sarà durante una cena dai suoi genitori, in un clima nettamente opposto a quello consueto di quando Judith camminava il mondo terreno, che Elly percepirà chiara la sua tristezza e il senso di colpa che l'attanaglia. E tutti questi sentimenti non saranno palesi solo al suo animo, bensì anche agli ospiti inattesi che le si figureranno davanti. Uno, in particolare, desterà la sua attenzione, avvinto al suo dolore come lei al fascino di lui. Ed esploderà una passione insospettata, priva di qualsiasi ragionevole senso, ma pura e appagante, carica di un desiderio che, forse, diventerà qualcosa di più... Nonostante Alessandra Paoloni avesse dato prova, nei suoi ultimi lavori, di quanto fosse cresciuta nelle storie che narrava e nella maturità che esse dimostravano, nessuno avrebbe mai pensato fosse anche padrona di un genere del tutto nuovo, al suo lettore, come lo è l'erotico. La Paoloni aveva abituato al tema fantasy, storico o, addirittura, poetico, ma mai aveva ventilato una sottile e abile sapienza nel saper scrivere erotico come, al contrario, ha fatto e fa in questa novella “È te che aspettavo”. Vari sono i temi trattati nel racconto lungo che l'autrice tocca, primo fra tutti la morte di una persona cara. Con grazia e raffinatezza, la Paoloni immerge il lettore nella tristezza tipica della mancanza appena provata, nell'impotenza che una morte evoca, nel combattimento interno tra il dover soffrire e il voler, nel contempo, vivere la propria vita perché troppo breve. Non è forse durante i lutti che il valore della vita acquisisce più significato? Non è forse giudicato immorale, ma terribilmente reale e umano, desiderare esternare il proprio bisogno di respirare proprio nei momenti meno opportuni che presuppongono un distacco eterno con una persona cara? La vita è tutto e quando viene strappata in maniera repentina, senza alcuna spiegazione, immediata e inaspettata, il vuoto che lascia è tale da creare una destabilizzazione generale nelle coscienze che, invece, sono costrette a continuare a vivere, soffrendo e riflettendo. Proprio in questi momenti si sente forte la necessità di ricevere amore, vicinanza, dimostrando a sé stessi di essere in grado di godere di tutto ciò che la vita offre prima che sia troppo tardi. Combattendo con una morale che vorrebbe un lutto eterno, forse, che getta colpe inutili e inesistenti perché bisognosa di trovare un qualsiasi appiglio a un dolore troppo contorto e grande da arginare e comprendere. Aldilà dell'aspetto erotico, che viene affrontato con estrema grazia e raffinatezza dal linguaggio mai volgare a cui l'autrice ha abituato il suo lettore, ciò che emerge chiaro è il messaggio di speranza, di rivincita su ciò contro cui non si può combattere ad armi pari. Il personaggio di Norman rispetta i normali cliché del romance classico, bello, apparentemente dannato, rude ma sensuale, dalla prestanza fisica intima assolutamente invidiabile, conturbante nel senso più centrato del termine. Elly, al contrario, pur rispecchiando alcuni connotati dei personaggi femminili del genere, ovvero essere delicato e incline al pianto, fragile quanto basta per intenerire, ma non troppo da essere succube o vittima, presenta un carattere volitivo, intraprendente, incline più alla concezione moderna di passione e realizzazione del proprio ego di quanto ci si aspetterebbe. Forse, se vogliamo, sono i personaggi secondari a essere davvero interessanti ed è un peccato che non siano stati descritti con più dovizia di particolari. Giunti al termine della novella, in effetti, si rimane con la voglia di scoprire un po' di più circa la vita di Danielle, vera anima della festa, l'elemento di disturbo simpatico e geniale che sprona e fa sorridere. Ci si chiede poi come si fosse sviluppata la storia tra George e Judith, oppure quali siano i reali sentimenti dei genitori di Elly e cosa li abbia indotti a un cambiamento repentino e sincero nel finale. Insomma, una novella facilmente ampliabile e godibile, quella della Paoloni, che lascia l'acquolina in bocca e non soddisfa in pieno perché, forse, troppo breve. È la scrittura dell'autrice che porta a volerne di più, in effetti, laddove vi sono amplessi sapientemente descritti che forse rubano la scena a parti di un mondo che è quasi sembrato palesarsi oltre la finestra della propria casa. Insomma, Alessandra Paoloni convince anche nella nuova veste di scrittrice romance-erotico, forte di una proprietà di linguaggio capace di adattarsi a ogni stile, ma deve scrivere di più. Altamente consigliato, “È te che aspettavo” vi attende su amazon!      

2 commenti:

  1. Bello il tuo blog. Confesso che non ho mai letto niente di tuo, ti ho scoperta grazie all'intervista su "Autori sul web".

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  2. Bene :D Contentissima ti piaccia il blog e... Beh, meglio tardi che proprio mai, no? ;) Grazie mille e spero continuerai a leggere i miei spunti di lettura!

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