giovedì 13 marzo 2014

La Stella d'Oro di Barbara Risoli (partecipante al concorso 20 lines big jump)


LA STELLA D'ORO (Zolotaja Zvjezda)

La contessina Maria Frangini si appresta a scendere la grande scalinata della villa a Palmanova, cittadina friulana di proprietà dei nobili genitori. È contenta, felice, radiosa, nel suo ampio e stupendo vestito. Sa che in fondo alla scalinata, ad attenderla, vi è il suo promesso sposo, di cui conosce solo il nome, ma non l'aspetto. Rinaldo. Eppure è ignara che due occhi, neri come l'inferno, la stanno scrutando, valutandone l'acerba bellezza, scorgendone l'effettiva pericolosità dei conturbanti lineamenti, seppur giovani. È ignara, inoltre, dello scoppio violento di una guerra, la Grande guerra, che la strapperà alla sua vita, ai suoi affetti, alle sue convinzioni. E, cosa ancora più impensata e ardita, a Dio, essere supremo che muove le fila di un destino crudele per molti. Sarà proprio la guerra a gettarla nel freddo svizzero, poi in quello russo, forzatamente costretta alla vicinanza e conoscenza di uno stupratore, che stupratore non è e che forse è l'amore, la passione mai conosciuta e solo agognata, solo pensata e intuita, disattesa durante una festa in abiti settecenteschi, ultimo vago ricordo di una felicità effimera e dimenticata.

Nuovo romanzo per Barbara Risoli, nuovo successo per una penna colta, fine, dai tratti delicati e non privi di acume. La Stella d'Oro narra un amore in boccio durante uno dei periodi più brutti dell'umanità, durante una delle rivoluzioni più intense e vissute dal mondo intero. La rivoluzione russa, l'ascesa di Stalin, la caduta dello Zar e l'annientamento, in suolo bolscevico, dello sfarzo e del potere nobile. Ma prima di questo vi è la Grande Guerra, il conflitto mondiale che ha gettato l'Europa in un baratro di morte e distruzione, giungendo ai margini di un abisso che, forse, si raggiungerà pochi anni più tardi. In tutto questo fragili vite vengono a collimare, unendosi, intersecando respiri e sangue, alla ricerca di un'affannata, quanto impensata, rivalsa sul fato avverso, su un Dio inesistente o crudele, sull'ineluttabilità degli eventi, per i quali nulla è scontato e deciso a priori. Le vite di Maria e Fajzra vengono a contatto per caso, in uno scenario apocalittico come lo è stato il periodo del primo novecento, in una cella buia e angusta della piccola cittadina friulana; brevi parole, pochi sguardi fugaci al chiarore di una candela e i loro mondi, costellati di dolori fino a quel momento devastanti, si confondono. Si uniranno, i due, in una corsa verso una finta libertà, alla ricerca di un amore impossibile e inatteso. Pur desiderando la pace, tanto promulgata da Lenin, personaggio emblematico che nel romanzo emerge quasi come un carattere ideato dalla Risoli, tanto è immerso nella narrazione, i due si scontreranno contro l'ottusità dello sfarzo contrapposto alla miseria; verranno a contatto con la povertà di alcuni, improbabile arma sguainata per promulgare l'importanza di ideologie ferree ma disorganizzate e prive di basi per attecchire in un paese dilaniato dall'esautorarsi della possibilità di vita. Maria, da una parte, contessina avvezza al proprio rango, costretta al discernimento e al dolore, convinta nell'ingiustizia ricevuta dal suo Dio tanto venerato e, successivamente, odiato a tal punto da sposare una causa non sua. Dall'altra Fajzra, principe siberiano, spia bolscevica, convinto sostenitore e finanziatore di ideali che scoprirà, poi, propri di un mondo nettamente differente dal suo, profondamente calato in una parte che non gli apparterrà fino in fondo, non nel momento in cui la vita lo renderà partecipe della felicità ancora possibile e prossima alla fine. Questo romanzo è una fucina di storia, emozioni, idee, dubbi esistenziali, fedeltà cieche in personalità, dopotutto, false e ipocrite, come spesso avviene nella storia. La Stella d'Oro getta luce sull'animo umano, facendo emergere quanto l'ottusità dell'esaltazione possa compromettere una mente altrimenti lucida. Ma non solo. Un Dio crudele, forse davvero inesistente, forse semplicemente sordo alle richieste disperate dell'uomo privo di potere, che diventa la meta di un odio impossibile, inutile e cieco, quello di Maria, disposta a dimenticare addirittura le sue origini pur di stanarlo e sconfiggerlo. Ma si può sconfiggere Dio? Chi ne avrebbe giovamento? Possibile che un dolore riesca in una cecità tale? Ma vi è anche l'ateismo, la pura credenza nel fato, nel destino, nelle proprie possibilità che, se utilizzate nel migliore dei modi, riescono a creare la vita così per come la si è desiderata e immaginata. Nella Stella d'Oro, infatti, ci troviamo di fronte al grande scontro secolare della fede, della devozione assoluta contrapposta alla dura realtà che tutto mette in ginocchio, che tutto distrugge e crea. Ma vi sono anche le emozioni, gli amori, i tradimenti propri di ogni epoca, di ogni vita, di ogni coppia. Ogni personaggio reca un difetto, un pregio, una sfaccettatura dell'animo umano probabile, reale. Vi è poi lo stile inconfondibile della Risoli, il suo creare donne forti, coraggiose, possibili esseri indipendenti che, nonostante le possibilità, agognano a essere protette, amate, allontanate dai dolori e dai pericoli incombenti. Così come vi è la presenza di donne fragili, schiave degli eventi, meschine e povere vittime di angherie e soprusi propri di un rango inferiore, ignorante. Ma vi sono anche gli uomini decisamente belli, rudi, forti dall'animo incorruttibile e quasi perfetto, contrapposti ai vili, abietti, deboli e mediocri. Vi è il voluto accostamento della nobiltà alla povertà, quasi a inneggiare a una sorte di connubio tra le due fazioni, possibile e perpetrabile, necessario, forse, per una società retta ed equilibrata. Come nell'Onda scarlatta, nell'Errore di Cronos e nel suo sequel, La grazia del fato, lo stile inconfondibile dell'autrice catapulta il lettore nel vivo del contesto narrato, facendolo palpitare a ogni passo, a ogni sguardo, a ogni singulto, le bombe a deflagrare vicine, il freddo a penetrare le ossa, il dubbio a insinuarsi nelle membra. La qualità massima dell'autrice, infatti, è quella di trasmettere, saperlo fare emozionando e, nel contempo, facendo riflettere insegnando come i menestrelli riuscivano tramite i loro canti. La Stella d'Oro vuole essere, e ci riesce, una supernova capace di incendiare, far luce e rimanere nelle menti. Presente nel concorso, ormai alle sue ultime battute finali, indetto da 20lines, il cui premio finale è la pubblicazione con Rizzoli, La Stella d'Oro merita e deve essere letto, votato, commentato, amato. E, ancora una volta, mi chiedo come mai un'autrice di talento simile non sia ancora presente nel piccolo e ristretto mondo degli autori conosciuti. Meriterebbe molto più e, leggendone, capireste e capirete il perché. PER ACQUISTARLO:

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