lunedì 14 aprile 2014

Due di Andrea Biondi


Due

Romano? Si? Romano, ricorda le distanze.
E Romano alle distanze sta attento. Inizialmente, per lo meno. Il problema è che questa Giulia è così maledettamente bella. Anzi no, è proprio figa! E il fatto che dimostri di provare un qualche recondito interesse per lui è un evento a dir poco scioccante, sconcertante, se vogliamo. Potrebbe rovinare tutto, con il suo solito modo di fare, Romano. In fondo, però, a pensarci bene... Lui rischia di morire! Lui, diamine, rischia sul serio di morire. Questo è quello che gli ha detto la ragazza, questo è quello che gli indizi nella sua vecchia casa di montagna sembrerebbero confermare. Storie di fascisti, storie della sua famiglia, di cui lui sembra totalmente ignaro. Suo nonno come diavolo è morto? Possibile che lui non sappia in che modalità ha visto la sua fine il padre di sua madre? Impossibile, in effetti... Eppure questa Giulia sembra saperne più di lui. Ma poi, questa Giulia, chi è? Già, chi è Giulia?
Romano? Si? Romano, le distanze!

Come definire il romanzo di Andrea Biondi? Irriverente e ironico thriller? Inconsueto storico dalle tinte umoristiche? Come? Una vera definizione non c'è. Si può dire, però, che si tratta indubbiamente della meravigliosa prova scrittoria di uno autore, ora emergente, che al suo romanzo d'esordio dimostra una bravura inconsueta nel catturare il lettore incuriosendolo nel divertimento di scoprire i suoi personaggi. Diciamocelo. Solitamente solo i thriller d'oltreoceano fanno ridere, per lo più, oltretutto, quelli che vengono trasposti in versione televisiva o cinematografica. È raro che un autore italiano riesca in un'impresa tanto ardua e il fatto che, tra le righe di questo romanzo, sia rintracciabile ciò che della nostra Italia è ancora puro, il dialetto, è una marcia in più che non guasta assolutamente. Attingendo alle radice profonde facenti parte il lettore, infatti, Biondi consente a chi lo legge di immedesimarsi, calandosi nei contesti descritti, anche in quelli storici. Due non è solo un titolo per un romanzo ben scritto e talentuosamente intessuto, infatti, bensì rappresenta tutto il dualismo che la vita di una persona rappresenta. Due sono i contesti storici narrati, due le voci narranti, due le personalità di ogni personaggio, due i luoghi del passato e del presente. La voce di Romano, dissacrante e tremendamente divertente, si somma a quella più mite e insicura di Giulia, creando il look perfetto di una storia che affonda i ricordi in misteri di cui noi italiani siamo veramente poco informati. Italo Balbo, la sua morte, la guerra in Libia, il fuoco amico, i tesori nascosti dei fascisti che, forse, neanche saranno più trovati. Biondi riesce, in maniera semplice, quasi come bere un bicchiere d'acqua, a creare una storia avvincente, dalle tinte noir, con tanto di smilzo e ciccione, capo figo e sorridente dai vestiti dal taglio elegante e sofisticato, e vecchio misterioso a capo dei servizi segreti italiani. Una sorta di “Piazza delle Cinque Lune” in chiave romagnola, descritta però con un'ironia e una simpatia che hanno dell'incredibile. Sovente ci si trova a ridere di gusto davanti ai dialoghi interiori di Romano, così perfettamente naturali e giusti. E il dualismo espresso dal Biondi risiede anche in questo. Si evince, in effetti, quanto la voce interna della coscienza rispecchi in pieno il carattere reale di una persona e quanto, invece, sia differente dall'aspetto mendace di cui ci si vuole vestire in società. I pensieri di Giulia anche hanno lo stesso scopo, ma risultano meno incisivi, forse soltanto perché la personalità dell'uomo è semplicemente più interessante e accattivante. La storiografia del romanzo è ben delineata e si comprende lo studio dettagliato che l'autore ha condotto per donare al lettore un lavoro il più possibile corretto e pulito, riuscendoci per altro in maniera esemplare. Non c'è che dire, la lettura di Due è stata altamente piacevole, scorrevole ed estremamente divertente. Tutti noi vorremmo avere un Romano pronto a farci fare due risate, esternando quei pensieri che abbiamo, in effetti, all'interno delle nostre coscienze ma che difficilmente riusciamo a palesare con comportamenti e parole. Oltretutto con la capacità di sdrammatizzare situazioni difficili, al limite della sopportazione psicofisica. Ma quel Romano, in fondo, potrebbe essere chiunque, se solo ogni persona riuscisse a non commiserarsi, piangendosi addosso per ogni minimo ostacolo, trovando il lato ironico e, mediante questo, riuscire a godere di ogni istante della vita come se fosse l'ultimo. Arrendersi mai, provare sempre una via di fuga, un modo di risolvere i problemi prendendoli di petto e non aggirandoli o scappando. Perché scappare non è mai una soluzione e il Biondi, in questo, è chiaro. L'ironia e la simpatia, con un sorriso a far da sfondo, possono più di un cazzotto ben assestato. Poi certo, la fortuna è sempre ben accetta! Davvero un'ottima prova d'esordio, questo Due, al quale, potete starne certi, seguiranno altri mirabili lavori. Per il momento credo proprio che leggerò il secondo romanzo di Biondi, uscito nel 2013, rimanendo in attesa di quello di quest'anno. Perché un autore così non credo abbia la possibilità di fermarsi qui, avendo il compito sacrosanto di continuare a scrivere per i lettori che lo hanno letto, apprezzato e che desiderano seguirlo.   

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