sabato 26 aprile 2014

L'inizio di una favola di Silvia Cossio


L'inizio di una favola


L'hotel Piccolo Friuli si appresta a cambiare dirigenza e, con esso, forse anche tutto il personale. Per lo meno i dubbi di Ilaria riguardano il suo posto di lavoro, improvvisamente a rischio, nonostante il suo capo abbia assicurato a tutti quanti che l'eventualità di un licenziamento è ben lungi dall'essere reale. D'altronde il signor Claudio è stato lungimirante, nel momento della cessione: perché mai investire in altro personale quando si può avere il meglio sulla piazza e già addestrato? Mancano pochissimi giorni all'incontro con l'anziano dirigente, il Signor Ramos, e il lavoro si svolge febbrile alla reception, tanto che Ilaria è costretta a dover rimettere al proprio posto un impaziente e stupendo sconosciuto. Stupendo è dir poco. Affascinante, dai profondissimi occhi neri, fisico statuario. Un dio sceso in terra... Il dio dell'albergo. Si, perché ben presto Ilaria scoprirà che il bellissimo sconosciuto altri non è che il figlio del nuovo dirigente. Un figlio dannatamente impossibile da ignorare e sfacciatamente attratto da lei. Tanto da...

Silvia Cossio conduce per mano il lettore in una favola d'amore delle più belle e sentite, classica e nel contempo non troppo scontata. Rispettando i cliché del romance classico, la Cossio da sfoggio della sua bravura a catturare l'attenzione e a non farla mai cedere davanti a descrizioni tediose o prive di abbrivio. Per nulla timorosa di parlare un linguaggio colloquiale, privo però di qualsivoglia mancanza di stile, l'autrice intesse una trama frizzante, reale, accattivante ed estremamente moderna. Emoziona e sa di farlo, puntando i riflettori proprio sui punti salienti della vicenda, velando di pacata ironia quelli di minor spessore. Non conoscevo questa autrice, eppure dopo averla letta provo l'impulso irrefrenabile di andare a scovare e leggere altri suoi romanzi. Perché mi ha catturata, perché ha lasciato che evadessi dal mondo reale per immergermi in quello speciale di un'amore agognato da uomini e donne. Narrando della difficoltà che nel mondo moderno spesso si riscontra negli scapoli incalliti, non sempre così facoltosi come il nostro Jonas, di impegnarsi seriamente in una storia lasciando all'amore l'arduo compito di creare ordine e pace in un rapporto, la Cossio, fa emergere le differenze abissali e pur sempre vive tra gli spiriti femminili e maschili che, ahimé, continuano a essere agli antipodi gli uni dagli altri. Nonostante si continui a parlare dell'emancipazione femminile e di quanto le donne si siano sostituite agli uomini anche nel modo di intraprendere le relazioni interpersonali, si continua ad ascoltare storie di donne alle prese con uomini immaturi troppo timorosi di impegnare il proprio tempo in un amore, forse, troppo coinvolgente e colpevole di avvolgerlo e modificarlo dal profondo. Inoltre si affronta il tema della verginità oltre la maggiore età, argomento quasi dimenticato da molti, ma che, pur sembrando quasi un fatto anacronistico, è ancora ben presente nella società mondiale. Molte sono ancora le ragazze che tengono a valori intensi e puri quali la loro “prima volta” e la Cossio ha avuto l'intelligenza di porre tale argomento in primo piano, dimostrando quanto non sia ingenuità di alcuni pensare alla verginità in età adulta come a una chimera, bensì a un evento reale e possibile da riscontrare. Non è tutto sesso e dissolutezza, nonostante il mondo sia approdato nel 2014. I valori sono ancora ben presenti e molte donne sognano ancora l'arrivo del proprio principe azzurro, così come gli uomini ancora desiderano la donna acqua e sapone, anteponendo una personalità forte e caparbia alla mera bellezza fisica non supportata da altre qualità. Ritrovandomi a consigliare vivamente “L'inizio di una favola” e ripromettendo a me stessa il giuramento di cercare altri romanzi di questa promettentissima autrice, vi invito a sognare con Silvia Cossio, evadendo per un pomeriggio nelle suite dell'albergo Piccolo Friuli. Magari annaspando davanti a un paio di occhi neri, magari solo immergendo lo sguardo nei paesaggi suggestivi di una città, fin troppo ignorata in favore delle più famose “cugine”, quale è Udine. O semplicemente per puro spirito e desiderio di sognare a occhi aperti una favola ancora possibile. Forse per sempre possibile a chi è capace di non lasciare inaridire il proprio cuore, lanciando a briglie sciolte desiderio e passione.

2 commenti:

  1. Lo sai che mi hai convinta? Ahahah! ;)
    Troppo gentile, non so come ringraziarti.
    Un abbraccio <3

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  2. :D Grazie a te di aver scritto una così coinvolgente storia, Silvia!

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