giovedì 24 aprile 2014

Non c'è notte tanto lunga che tu non possa camminare ancora nel sole di Valerio Giovetti

Non c'è notte tanto lunga che tu non possa camminare ancora nel sole


Finalmente il giorno della laurea è giunto. Ha studiato, è preparata e pronta a sostenere l'esame che l'ammetterà di diritto nella schiera dei vari dottori che popolano il nostro paese. Amelia si guarda alla specchio, termina di truccare l'occhio con la matita nera e pensa che, in fondo, tutto quella situazione non le interessa. Tutto è al di fuori della sua vita, del suo pensiero. Ha un marito. Ha una storia disastrata e disagiata alle spalle. È una vittima e non sarà certamente una laurea a colmare i numerosi vuoti che l'esistenza le ha inferto negli anni. Finalmente il giorno della laurea è giunto ed è anche terminato, perché è pronta, ora, a far ritorno a casa. O forse non proprio a casa. Accetta di bere un drink con un professore, Gianni Michelini, appena conosciuto, ma non è nel pieno delle sue facoltà mentali, no? No. In effetti quando squilla il cellulare, al tavolino del bar dove sta sostando con l'uomo, in attesa delle loro bevande, Amelia si desta, si alza e, dopo essere andata in bagno, se ne va. Solo un suo anello, appoggiato distrattamente sul tavolino, ricorda a Gianni, il professore, che lei è effettivamente esistita. Amelia scompare, ma nessuno sembra prestarvi attenzione, mentre Gianni ha perduto da poco sua figlia e, stranamente, viene folgorato da tale evento. Il tutto prende inizio da qui.

Strano romanzo, questo di Giovetti, “Non c'è notte tanto lunga che tu non possa camminare ancora nel sole”. Un romanzo dal titolo lungo ma dallo scorrere breve, scorrevole e affatto tedioso. La vicenda, pur partendo dal punto di vista di Amelia, ben presto si snoda tramite i gesti e i pensieri di Gianni, uomo profondamente colpito dalla brutalità che, alle volte, la vita è capace di infliggere a ignari esseri viventi. La perdita della propria figlia, del proprio sangue; il termine del proprio matrimonio in conseguenza di un evento scioccante come questo; il rifugiarsi in una religione non tanto per la comunità su cui è incentrata ma per la presenza univoca di un essere superiore in grado di governare le leggi del mondo. Forse Anna, la figlia di Gianni, ora, è da qualsiasi parte nel mondo a osservarlo, a guidare i suoi passi, o solamente a sfiorargli la mano nei momenti bui. Non è forse questo il pensiero che accompagna chi vive abbandonato dai propri affetti in maniera repentina, inaspettata e, a volte, brutale? Anna non è morta per una malattia, seppure anche questa comporti pensieri e tormenti, ma per una tragica fatalità che aumenta il senso di angoscia del padre, seppur egli tenti disperatamente, anche inconsciamente, di non pensarci. Ed è forse per questo motivo che Gianni decide di gettarsi a capofitto lungo la tortuosa strada della ricerca di Amelia, della sua salvezza, intuendone un dolore latente, strisciante. Dovuto alla solitudine, alle brutture di cui è stata fatta oggetto da un destino crudele che, a volte, si diverte ad accanirsi verso animi fragili. In questo romanzo molteplici sono le sotto trame che si diramano, sviluppandosi attorno alla narrazione centrale che è quella della ricerca di una persona scomparsa, ma anche del proprio animo. Forse, mediante gli altri, ognuno di noi ricerca una parte di se stesso. Per essere migliore, per comprendere in fondo cosa il nostro subconscio voglia comunicare al mondo. Indagando in una società variegata e dalle numerose chiavi di lettura, popolata dall'omosessualità come dall'omofobia, dalla velata pedofilia alla tanto osannata ricerca del bene, Gianni scopre di essere profondamente chiuso in se stesso. Trincerato dietro la routine che ostenta come una bandiera, la ricerca alla volta di Amelia rende possibile una sua introspezione. Dopo la separazione dalla moglie, infatti, l'uomo vive lasciandosi vivere, non essendo lui stesso l'artefice delle proprie giornate e delle proprie scelte. Rifiutando, come sovente accade alle persone toccate da gravi disgrazie o semplicemente dalla fine di relazioni che rappresentavano il loro normale iter giornaliero, qualsiasi contatto con il sesso opposto, con l'avventura, con ciò che rende solitamente una vita degna di esser vissuta. Non esistono relazioni, seppur di breve durata, perdurano tabù forti e costrizioni mentali che limitano ciò che dovrebbe esser vissuto con spontaneità priva di vergogna. Come, invece, dimostra di saper fare l'amico di Gianni, Andrea. Considerato per alcuni versi immaturo, Andrea rappresenta nel contempo l'angelo e il diavolo della coscienza di Gianni, o di tutti noi, volendo ampliare lo spettro d'indagine. Andrea sa e vuole divertirsi, ma è vittima di preconcetti latenti in ogni persona, nonostante questa si ostini a considerarsi migliore del prossimo. Numerosi i personaggi di Giovetti, ognuno però con una propria personalità e con un proprio ruolo ben definito, atto a testimoniare parte della società italiana in cui si vive. Forte si evince il contrasto tra i vecchi ancora in vita, quelli legati alla vecchia generazione fatta di politica e critica, carica di preconcetti e per nulla indulgente verso il diverso, e le persone che popolano il mondo moderno, così vario nell'accettazione del proprio io. In ogni paese vi sono tali concetti, sempre più evidenti nelle piccole frazioni di città. Ma tale contrasto è poi proprio solo di questo tempo? Oppure è una peculiarità riscontrabile nel mondo intero e nella storia passata e futura? I giovani di oggi saranno gli anziani di domani e i concetti che noi consideriamo moderni e pregni di significato all'avanguardia, saranno i pensieri obsoleti che insulteranno le menti giovanili del futuro. In fondo la vita è un cane in perenne corsa verso la propria coda, alla ricerca costante del dolore di azzannarla e la gioia di farlo. Gianni lo comprende, Amelia ne è ben cosciente, così come tutti noi, in fondo. Giovetti crea un mondo reale, nel suo “Non c'è notte tanto lunga...” e il significato del suo titolo così lungo e ostico, all'apparenza, risulta chiaro nelle ultime battute del romanzo. Un romanzo da leggere per indagare l'animo umano, comprendere qualcosa in più di se stessi e del mondo che circonda noi tutti, spingendo alla riflessione e all'accettazione del prossimo senza calcolare il proprio benessere. Perché tramite il bene, quello diviene conseguenza naturale.

Nessun commento:

Posta un commento