martedì 2 dicembre 2014

Nero Eterno di David Falchi

Nero Eterno

Lo strano investigatore è in aeroporto, non è ancora tornato in patria, eppure il telefono squilla insistentemente. Può esistere riposo nell'animo di un uomo avvezzo alle arti oscure e al combattimento delle stesse? Può esistere ristoro dopo la caccia, dopo il combattimento, dopo l'orrore? Per Kiesel no. E Lerner, che si prende gioco di lui bonariamente, senza un reale secondo fine da strambo assistente quale è, forse in fondo è solo preoccupato dall'automatismo con il quale l'uomo sembra aver intrapreso la vita, o il suo continuo. Non deve essere facile convivere con i suoi strani poteri, con le facoltà psichiche che gli consentono di “vedere” e “sentire” le persone nel loro intimo. Per questo, quindi, la telefonata di Guidi giunge quasi scontata. Per questo, nonostante ogni caso sia differente, il committente del nuovo caso non desta particolari preoccupazioni. Fino a quando Kiesel si trova al cospetto della casa dell'uomo. Fino a quando la stessa casa invita allo studio, alla pazienza, alla ritirata persino. E sarà il delirio, un tremendo delirio fatto di paura, corsa, affanno e morte. L'ombra dell'inconsistente essenza dei demoni incomberà gravosa sulle spalle dell'indagatore e nessuno potrà fermare una forza nata nell'ombra e forgiatasi in essa. Nessuno...

David Falchi arriva in Dunwich con un romanzo dalla copertina accattivante, dal titolo penetrante, e buca il pensiero fin dalle prime battute. Solitamente mi tengo alla larga dagli horror moderni, non per spocchia, ma per mancanza generale di originalità. Un'originalità che sembra essere stata perduta parecchio tempo fa, sia in ambito cinematografico, sia letterario. E non è un problema italiano, come molti suppongono, erroneamente e stupidamente aggiungerei, ma credo sia frutto dell'epoca in cui viviamo, erede di grandi che sono stati in grado di inventare in maniera geniale lasciando un compito troppo arduo da svolgere. Ho voluto provare e sono stata ripagata profumatamente. Falchi non solo dipinge la sua narrativa con cura, ma sceglie i colori, dosandone l'intensità, valutando le sfumature cromatiche di ogni situazione in modo che il quadro, nel suo insieme, non sia sbilanciato. Originale, fortemente legato a canoni classici che rappresentano omaggio puro ai grandi maestri, l'autore inventa avvalendosi di uno stile narrativo chiaro, mai banale, forte di una proprietà lessicale buona e per nulla ampollosa come molti invece tendono a ostentare per tentare di emulare, male per altro. Kiesel è una sorta di Dean Winchester (Supernatural) senza la classica vena caricaturale propria del personaggio nel telefilm. Possiede grandi conoscenze e mediante esse combatte l'oscurità. Non si parla di male, qui, ma di Luce e di Oscurità ed è importante perché denota uno studio di fondo dell'autore assolutamente da non sottovalutare. Del classico mondo maligno, per come lo conosciamo, vi è ben poco e non se ne sente la mancanza, gioendo invece per innovazioni di trama da applaudire senza timore. Serio, equilibrato, umano nei suoi cedimenti e tanto imperturbabile nel perseguire i propri propositi, Kiesel è l'antieroe per eccellenza. Un antieroe senza bella è già, davvero, una grande innovazione. Si lasciano da parte inutili distrazioni e si arriva diritti al punto focale che il lettore di horror chiede, assetato di paura, terrore strisciante e mistero. David assolve al proprio compito e lo fa senza usare parsimonia, dosando bene ilarità, data da uno sclaviano Lerner davvero azzeccatissimo e spassoso, e tensione, creando un'alchimia difficile da ignorare nel crescendo della narrazione. Si entra nella villa dei signori Guidi e si deglutisce assieme a Kiesel, spaventati dall'ignoto, mentre con un orecchio si presta attenzione alle indicazioni dell'assistente evitando di toccare qualsiasi tipo di oggetto privi di protezioni. Si vive Nero eterno e si comprende, pagina dopo pagina, il significato del titolo. Un clima di assoluta tensione, quello descritto da Falchi, che non ha nulla a che vedere con cose già viste. È sorprendente il mondo di Lerner, le descrizioni riescono a trasporre l'immaginario proprio del suo mondo e rendono la lettura scorrevole e piacevole nonostante i temi trattati. Leggendo tra le righe è possibile riscontrare una forte filosofia di fondo dell'autore che tende a voler affrontare i problemi di petto, senza evitare gli ostacoli ricorrendo a espedienti semplici e risolutivi. Il concetto risulta estremamente chiaro nel comportamento di Kiesel, così determinato a dare la caccia alla strana creatura che alberga nella villa. E proprio la creatura e la sua natura risultano essere sorprendentemente originali. Creata dall'odio, alimentata dal ricordo che genera astio e sete di vendetta, la creatura muta forma come, nella nostra realtà, l'odio stesso nel tempo diviene altro dall'originale, modificando i suoi contorni pur di adattarsi ai bisogni della mente umana così portata a dover credere in qualcosa anche se questo risulta essere la causa di una possibile morte. E allora non vi sono vinti o vincitori. Il signor Guidi è un perverso maiale, ma sua moglie, silente nell'obbedienza, si rende carnefice a sua volta spinta da una sete di vendetta che non dovrebbe esistere se smorzata nel principio della sua alimentazione. Nel suo orrore, Falchi vede utopia, come se l'esorcizzazione del male inteso come oscurità vedesse la sua totale estirpazione nel convivio di un rispetto agognato e reciproco. Importante la figura femminile, perché intesa in una duplice valenza: quella spirituale e positiva, caritatevole, e quella fisica, più soggetta alla corruzione dell'anima e quindi incline a suscitare reazioni inaspettate addirittura per se stessa. Non si riesce a rimanere impassibili davanti alle sorti dei protagonisti e si patteggia per gli uni e per gli altri, in una corsa contro il tempo che si sente anche solo leggendo, il fiato corto nel giungere alla fine. L'unica nota stonata dell'intera sinfonia di Nero Eterno è il finale, quasi tagliato quasi sicuramente in attesa di un seguito che il lettore comunque richiede a gran voce. E allora, David Falchi, a quando il prossimo appuntamento con Kiesel e Lerner?    

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