venerdì 28 novembre 2014

Freccia di Emilio Alessandro Manzotti


Una corsa contro il tempo per salvare Diego e la sua anima. In che modo agire? Il Supremo Seduttore sembra avere un piano, ma richiederà sacrificio. Forse uno di troppo. E Saetta... Beh, lui è l'unico di cui si fidi Freccia, ma è anche inesperto, piccolo, promettente ma pur sempre allievo... Nero non può essere d'aiuto e Pinna Bianca incombe, come uno squalo, sulla vita del ragazzo. Cosa accadrebbe se il male fosse in grado di essere sovvertito dalle buone azioni dei suoi accoliti? Cosa accadrebbe se vi fossero le prove di una possibile redenzione nelle più alte sfere celesti, laddove Lucifero cadde? È davvero possibile tornare indietro e sperare nella grazia del Creatore? O come sostiene Pinna Bianca il male è fine a sé stesso e non si può tornare indietro?
In un inferno orwelliano, dove esistono poveri diavoli destinati e condannati all'oblio contrapposti, invece, a diavoli consiglieri alla stregia dell'antica Roma, si svolge la storia di Freccia, un Tentatore Junior dall'animo gentile che per un solo episodio è stato condannato agli inferi. Freccia è appunto il nome del protagonista dell'omonimo romanzo d'esordio di Emilio Alessandro Manzotti.
Forte delle contaminazioni di anni di letture, da Orwell alla saga del Signore degli Anelli per arrivare anche a quella più moderna di Harry Potter, Manzotti dipinge personaggi con caratteristiche ben precise, dai lineamenti marcati e mai lasciati in balia di sé stessi. Figura che spicca fra tutti, forse, il maestro, Nero, molto similare al Dumbledore di Potter per bontà d'animo e qualche scheletro nell'armadio da rivelare a tempo debito.

In effetti vi sono molteplici chiavi di lettura in Freccia, degne di essere menzionate una per una. È chiara, fin dalle prime battute, la denuncia che Manzotti fa dell'ambiguità che vige nel nostro mondo, mediante la visione dell'Inferno così simile a molti scenari del nostro presente reale. Uomini inetti, incapaci di guadagnare fiducia e per questo inchiodati a un senso di ineluttabilità che deprime e avvilisce. Vi si legge una sorta di distinguo tra le diverse classi sociali, ma più che tra queste, la differenziazione tra gente che cerca di acculturarsi per non rimanere nell'ignoranza privandosi di appigli per una possibile ribellione, e il popolo “pecora” che pende dalle labbra dei potenti pur di sopravvivere senza colpo ferire. Snaturando un po' l'idea che si ha del male, Manzotti parla chiaro circa la propria filosofia. Non esiste l'essere malvagio perché contaminato, ma esiste quello che sceglie di essere tale con le azioni discutibili e prive di empatia, volte solo al proprio arricchimento materiale e sociale. Si percepisce molto chiaramente come la tentazione, data anche dal progresso di cui siamo spettatori, arrivi a toccare anche chi è per natura, o scelta, buono e tendente all'amore verso il prossimo. Nessuno è al sicuro dalla bramosia, chiunque può cadere in quella che viene definita “la fossa dei perduti”. Interessante constatare come gli autori, al proprio esordio, sprizzino vitalità a ogni pagina, desiderosi di raccontare, mettere a parte il lettore del proprio modo di pensare e fa riflettere come l'esemplificazione di ipotetici inferni e paradisi diano largo margine di azione in questa necessità di divulgazione. Diciamo che il pensiero di Manzotti non si discosta affatto da quello che vige nella mente di molti, e Freccia diviene così una sorta di istantanea della situazione politica e sociale della nostra epoca. Diversi i sotto testi, ma diversi anche i narratori che, nel romanzo, si rincorrono e accavallano, risultando a volte un poco dispersivi e non indispensabili per l'economia della storia che comunque “sfreccia”, lasciando al lettore la continua domanda del “che accadrà adesso”? Un buonissimo punto di partenza per un autore al suo esordio che da prova di conoscere l'italiano e di saperlo scrivere, fatto non così scontato come verrebbe da pensare in questi tempi moderni dove l'autopubblicazione sopperisce a un'ignoranza latente in nozioni grammaticali e sintattiche. Manzotti restituisce a molti l'idea dello scrittore, inteso come persona che studia, e lo fa per bene, prima di mettersi in gioco. Decisamente cattivi i cattivi e un poco più ambigui i buoni che, diciamocelo, non fanno mai tanta presa sul lettore. Anche Freccia non risulta simpatico o empatico come invece dimostra di fare Saetta, o Nero o, perché no, proprio il Supremo Seduttore che sembra ammiccare da ogni foglio, lanciando seducenti appigli per rimanere impresso nella memoria. Molto più del giovane ladro Diego che risulta una persona normalissima, scossa da pensieri contrastanti come la maggior parte delle persone toccate dalle sofferenze proprie della vita. Si rimane un po' perplessi davanti agli atteggiamenti di Alice e i suoi amici, forse un po' troppo infantili per l'età che hanno, rimanendo la parte comunque dispersiva che, “se asciugata”, non minerebbe affatto la buona riuscita della trama. Freccia, rimane comunque a mio avviso, un ottimo inizio per proseguire il mestiere di scrittore. Manzotti: stupisci!

giovedì 27 novembre 2014

Intrigo e Passione di Simona Liubicich

Intrigo e passione
Quella missione sembra più importante di tante altre. Forse è la reliquia che ha il compito di consegnare, ma di non scorgere. Forse è perché Santiago sembra così maledettamente sfuggente, non consentendole di vivere al meglio i pericoli che come spia è portata a dover fronteggiare. Forse è perché il suo cuore non è più lo stesso da quando ha conosciuto e amato Rafat. Rosario osserva la vita sfuggirle, convinta che l'amore non sia qualcosa che debba appartenerle. Non dopo la sua infanzia, non dopo Guglielmo. Aveva sperato che con lui esistesse un futuro, mentre l'uomo già pensava alla Dama Oscura. E forse era stato meglio così, perché il cuore non gli era mai appartenuto del tutto e se ne era resa conto nel momento in cui gli occhi avevano scorto la cicatrice conturbante sul volto duro e stupendo del saraceno. Il saraceno, colui che la trarrà in salvo da qualcosa peggiore della morte. Rafat, uomo indomito di forti principi, piegato dalla vita e consapevole dei propri crimini. Rafat: il sesso più bello e l'amore più completo che lei possa solo concepire. Una felicità insperata è, dopotutto, dietro l'angolo, accessibile anche a lei? Sulla nave di Maklouf Rosario scoprirà la sua vera forza e la vera magia che la vita a volte sa donare.
Arrivati all'ultimo capitolo della trilogia di Simona Liubicich, ci sentiamo appagati, forse rinfrancati, ma decisamente felici di una storia che quadra il cerchio, chiedendoci forse se l'autrice ha qualcosa di nuovo in serbo per noi, tanto esigenti, quanto desiderosi di nuove storie di quelli che sono diventati, in breve, i nostri personaggi preferiti. Intrigo e Passione mantiene ciò che il libro precedente aveva promesso, sancendo una maturità dell'autrice tale da rendere il suo ultimo componimento un libro d'autore. Lo stile decisamente più scorrevole, privo di ampollosità ma pago di una chiarezza che si era perduta un poco nel secondo volume a discapito di un'empatia che invece viene prepotentemente recuperata in questo e tenuta in maniera tenace grazie proprio allo studio che si evinceva star dietro ogni parola. Confermando l'idea di transizione, Simona esplode in un tripudio di classe e talento, parlando di personaggi forti, delineati e caratterizzati in maniera impeccabile, facendo leva sulle sfaccettature dei loro caratteri per narrare storie che sembrano emergere direttamente da una realtà vissuta. Davvero toccante e descritta in maniera ardita ma giustissima, la violenza carnale subita da Rosario. Lo sgomento e la devastazione interna vengono resi al meglio, forse non portati fino in fondo nelle pagine direttamente successive, ma comunque in grado di creare una fortissima empatia col lettore che si trova a odiare il carnefice sperando in una sua dipartita. Simona non delude e puntuale cala la penna come un giustiziere, per punire, appagare, deliziare, sconvolgere. Rafat è forse il più bell'uomo che lei abbia caratterizzato e non dal punto di vista fisico, bensì emotivo. Tornano i temi già vissuti nel primo volume. Un padre reo di non conoscere l'amore filiale e familiare. La denuncia della bestialità insita negli uomini abbietti, la forza delle donne che, mai come in questo periodo storico attuale che ci troviamo a vivere, conosce la sua massima espressione. La Liubicich parla, esterna il suo messaggio di speranza, calcando la mano sul fatto che qualsiasi cosa si desideri fortemente si può ottenere, anche dopo immensi dolori, anche dopo che la strada maestra sembra perduta e tutto diviene, per un immenso istante, buio. La forza, infatti, giunge quando il sipario cala, quando si rimane soli con sé stessi a fronteggiare qualcosa di ancora più bestiale della morte: la cattiveria della vita che sa accanirsi senza pietà. E la vita allora va aggredita, dilaniata con i denti del coraggio, con gli artigli propri di una tenacia che risiede in ognuno, desiderosa solo di emergere. Le donne di Simona Liubicich non sono donnicciole, non sono bambole di pezza alla mercé di uomini arroganti. Le donne di Simona sono forti, caparbie, audaci e fiere. E gli uomini, pur essendo forti e indomiti, rimangono esseri umani prede delle passioni e dei sentimenti che muovono il mondo. In effetti, nell'universo di questa trilogia, ciò che tutto muove è l'amore. L'amore per una donna, per la vita, per i figli, per la brama di potere o per il desiderio di possessione. L'amore è alla base di ogni cosa ed è il solo motore in grado di determinare la riuscita di eventi positivi. Interessantissimi gli scorci storici, resi al meglio, e le eccezioni che ogni tempo fornisce ai puri di cuore o ai tenaci predatori. I cattivi, qui, tornano a essere cattivi, anzi: cattivissimi. Perfido Santiago, deplorevole, Maklouf, viscido e ambiguo Silas. I personaggi secondari hanno il giusto ruolo e conoscono la giustizia del loro posto nel romanzo con Rebecca e Haashim. Il loro amore, infatti, sboccia come potrebbe in una qualsiasi storia reale, deliziando il lettore con un cammeo piacevole dai tratti passionali per nulla artificiosi o superflui. Simona convince, guadagnandosi di diritto il posto che le spetta e che si è guadagnata con gavetta, umiltà e sudore. Chi parla a sproposito credo sia mosso esclusivamente da invidia, propria di questo mondo, ma inconsapevole perché probabilmente ignaro del suo saper scrivere, forse teso a fare la medesima cosa ma incapace di assurgere allo stesso livello. Consigliatissimo, Intrigo e Passione chiude una trilogia onirica di tutto rispetto. Simona Liubicich, stai lavorando al prossimo, vero? Speriamo tutti di sì!

mercoledì 26 novembre 2014

Regole e tappe del blog tour di Alessia Coppola e il suo Rebirth!



Programma BlogTour

27 Novembre - Presentazione BlogTour e anteprima del libro
1 Dicembre - Booktrailer (Rosie M. Stuart  - DragonflyWings)
4 Dicembre - Personaggi (Alessia B. Nolli - Scrivere mipiace)
8 Dicembre - Ambientazioni (Ilenia Caldarella - Libri di Cristallo)
11 Dicembre - Intervista a Grace (Lettrice Segreta - Le parole segrete dei libri)
14 Dicembre - Intervista autrice (Silver Lu / E scrivere)
17 Dicembre - Estratti
20 Dicembre - Curiosità sul libro (Giovanna Ricchiuti - Un lettore è un gran sognatore)
23 Dicembre - Doppia Recensione (Bianca Cataldi - B. amongthe little women Federica D'Ascani)
28 Dicembre - Video Recensione (Anita Book - L'ora del libro)
2 Gennaio - E tu, cosa faresti se avessi 13 giorni per sfuggire alla Morte? (Miriam Rizzo - Le passioni di Brully)
5 Gennaio - Video Intervista ( Anita Book- L'ora del libro)
7 Gennaio - Estrazione della vincitrice di una copia cartacea di Rebirth autografata dall'autrice. (Sogni di Marzapane)

Regole:
- Iscriversi al blog dell'autrice Anima d'Inchiostro  e al blog ospitante;
- Cliccare G+ e commentare il post;
- Cliccare "mi piace" alla pagina dell'Editore;
- Condividere l'evento sui social;
- Condividere il link del blog dedicato al libro.
- Condividere il link d'acquisto su Amazon



lunedì 24 novembre 2014

Tentazione e Orgoglio di Simona Liubicich

Tentazione e orgoglio

Guglielmo è bellissimo, ma nonostante questo non lo è stato abbastanza per rapire il cuore di Costanza, l'attuale moglie di suo cugino Simone. Lo stesso Simone, dissolutissimo, dei servizi segreti di Napoleone, lo stesso biondissimo angelo che è capitolato sotto gli effluvi dell'amore in quel di Roma. Guglielmo sembra destinato a una vita di spionaggio, solitudine ed effimero affetto. Rosario, una donna dal fascino travolgente e dolce, nonostante il lavoro di spia, sembrerebbe la donna con la quale dividere i momenti di abbandono per la vita, e Guglielmo è stato anche sul punto di chiederle la mano. Perché non lo ha fatto? Perché non è riuscito a lasciarsi andare? Forse perché attendeva la Dama Oscura? Forse perché inconsciamente sapeva che avrebbe conosciuto il vero amore e che, come in un perfetto dramma shakespeariano, avrebbe sofferto pur di ottenerlo? Guglielmo non ha idee chiare riguardo il corso degli eventi, ma sa perfettamente qual è il suo destino e per tutto l'oro del mondo, mettendo a repentaglio anche la sua vita, cercherà di vivere l'amore tenebroso che il fato gli ha messo sulla strada dell'esistenza. Lucilla è il suo futuro.
Torna Simona Liubicich, torna l'amore e la passione del 1800. Avendo dato prova con il suo primo episodio della trilogia di essere perfettamente calata nello spirito Harmony, Simona si permette ardimento e originalità nel secondo come fosse una scrittrice affermata, quale dimostra di essere in effetti. Lo stile, qui, risulta leggermente differente, forse più scarno di un'ampollosità che ad alcuni odorava di infodump ma che credo invece caratterizzasse al meglio il periodo storico in cui i personaggi si muovono. Devo ammettere che a me lo stile precedente piaceva forse di più, però è anche vero che uno scrittore ha il dovere verso il lettore di evolversi, tentare, sperimentare, transitare nelle varie fasi letterarie che per naturalezza si trova a dover fronteggiare. Come nel canto si impara a utilizzare il diaframma per esteriorizzare al meglio il proprio talento, così la Liubicich inizia a mettere a frutto gli studi di tecnica scrittoria che sicuramente ha intrapreso spinta da un talento naturale che aveva bisogno di essere affinato. Come in ogni processo, quindi, Tentazione e Orgoglio risulta essere un romanzo di transizione nella maturità letteraria dell'autrice. Originale e perfettamente caratterizzata la figura di Lucilla, o Lucinda, che fornisce uno spettro più ampio per comprendere la visione femminile che ha Simona della donna nonché la sua nuova verve in ambito letterario. Sempre più forte, sempre più padrona delle proprie azioni, la protagonista gioca con il suo corpo solo in apparenza per volere altrui. Lei decide di intraprendere un percorso di vita che la porterà a essere una spia della Corona e sarà sempre lei a scegliere di abbandonare il suo mondo dorato e artificiale per seguire la chimera di un amore improvviso e forse neanche mai provato. Guglielmo è un uomo statuario, bellissimo, forte e che rispecchia perfettamente i canoni prestabiliti che una lettrice di romance cerca per appagare la sua sete di passione. Credo che nel paragone, però, tra il primo e il secondo episodio della trilogia sia lapalissiana la preferenza della Liubicich per uomini nordici, quale Simone dimostra di incarnare le caratteristiche. Tra Guglielmo e il conte Aldobrandini c'è un divario davvero notevole. Con Guglielmo, infatti, Simona si limita a descriverne la passionalità, cosa portata invece all'estremo nel primo volume dove la caratterizzazione maschile conosce i suoi massimi livelli. Anche il cattivo subisce un inflessione, forse perché in Tentazione e Orgoglio ve ne è solo uno, a differenza del trio malvagio che ordiva alle spalle di Costanza in Seduzione e Vendetta. Jonathan è sì perfido, mosso da una sete di vendetta latente e intimamente spregevole, forse però non lo è fin dall'inizio, facendo perdere un po' di mordente nei suoi confronti. In effetti non vi è una vera e propria empatia negativa nei suoi confronti da parte del lettore, più un fastidio strisciante che però non raggiunge il livello di astio che si ha al cospetto di un Rizzo o di una Sveva. Importantissima la figura della famiglia, della ricerca di solidità e dell'affetto parentale che Simona rimarca in ogni paragrafo, cementificando la sua filosofia che vede il microcosmo domestico come fonte di salvezza da qualsiasi negatività esterna. I figli sono visti come pietra miliare da salvaguardare per una felicità immensa, imprescindibile.n Tra le pagine del romanzo Simone ammette come sua moglie e le sue figlie gli abbiano permesso di risalire dal buio in cui era immerso prima della loro comparsa nella sua vita. Lo stesso tutore di Lucilla, Rathborne, mostra una tenerezza nei confronti della sua pupilla alla stregua di un vero padre che commuove e fa riflettere. Pur essendo un Harmony, e quindi un romanzo di evasione, la Liubicich riesce a trasmettere i valori che reputa fondamentali e lo fa con la sua solita classe. Lettura consigliatissima di quello che credo sia una tappa fondamentale per arrivare al terzo volume della trilogia. Tentazione e Orgoglio è un romanzo ricco di suspence e Simona Liubicich ha il pregio di confezionare ogni volta storie dal finale oscuro e velato di mistero, storie dai voli pindarici il cui epilogo occhieggia a ogni pagina senza mai rivelarsi. Cosa ci attenderà nel terzo episodio della saga? Quale personaggio avrà deciso di rendere protagonista, la nostra autrice, per farci sognare ancora una volta? Tra pochissimi giorni lo saprete...

giovedì 20 novembre 2014

Seduzione e Vendetta di Simona Liubicich


Seduzione e vendetta

Dario Rizzo è arrivato a palazzo e Costanza ne conosce le intenzioni licenziose e viscide proprie del suo incedere nel mondo. Non lo desidera, eppure suo padre appare persuaso dall'idea che lui possa diventare il suo futuro marito. Spinto dalla strega che ha scelto per moglie, infatti, Gilberto Balbi mal sopporta, oramai, i continui singulti di vita recalcitranti della figlia, mossa, come egli crede, da una gelosia filiale acuta che la porta a odiare la donna che ha preso in seconde nozze, dopo la morte della sua Augusta. Ma se Costanza non fosse preda della gelosia? Se Sveva, la stupenda concubina di suo padre, ordisse alle spalle del vecchio per accaparrarsi l'intero patrimonio, complice del dissoluto Rizzo? Una lettera pervenuta in maniera anonima alla ragazza sembra paventare questa possibilità e quando il nobile dai libertini costumi si introduce nelle stanze di Costanza per abusare di lei, l'ipotesi di complotto sembra tremendamente vera. Costanza scappa, aiutata dall'inseparabile e amorevole balia Maria, ed è pronta a farsi suora pur di non sottostare ai voleri patriarcali, pur di non convolare a nozze con quel bruto viscido che vuole solo i suoi soldi e la carne, senza bramarne il cuore. E durante il viaggio verso Roma, diretta al convento di sua zia Agnese, Costanza incontrerà un angelo biondo, dalla bellezza estatica fatta di oro e antrace come la massa fulva che svolazza sul suo capo e i pozzi neri con cui la guarda. E sarà amore...

Simona Liubicich, autrice italianissima che ha fatto il salto, meritatissimo, tra anni fa. Senza mai fermarsi, dimostrando una passione vera per la scrittura e il suo mondo, questa scrittrice da prova di avere incommensurabile talento, tanto da riuscire a scrivere per una casa editrice tanto importante come la Harlquin Mondadori. Un romanzo storico, il suo, intriso di passione, lascivia, amore, seduzione propria di tempi andati e forse proprio per questo tanto affascinanti. Simona non descrive, narra. E lo fa immergendo il lettore nel suo mondo, vivendo i personaggi, guardandoli persino, spingendolo a toccarne i profili e ad arrossire e fremere con loro. Azzeccatissimo in alcuni punti il narratore onnisciente che riesce a esprimere i sentimenti dei principali punti di vista della storia, ovvero quelli di Costanza e di Simone. Una marchesa lei, un conte libertino lui. Di una bellezza sfolgorante entrambi, sembrano destinati a unirsi fin dall'inizio delle loro vite e la passione che divampa appare come naturale corso degli eventi conseguente al loro incontro. Non esiste nessun altro, guardandosi, e tutto prende forma nuova distogliendo l'attenzione dal mondo che li circonda e che appare così frivolo e privo di attrattiva. Ed è l'amore che consuma e dilania la colonna portante di questo romanzo. L'amore in qualsiasi sua sfaccettatura, che sia devastante turbinio positivo, o perverso amor carnale, o ancora affetto genitoriale tanto grande quanto, a volte, sacrificabile per inseguire una chimera fatta di fuoco e blu notte. Qualcuno potrebbe obiettare, come sento a volte, che il punto di vista (questo dannatissimo pov) sia impazzito. Io non credo. Mi hanno insegnato a discernere la tecnica dall'arte e Simona sembra incarnare benissimo questa realtà. I personaggi, mediante il flusso delle sue parole, emergono perfettamente reali, possibili, probabili nelle loro movenze. Ognuno, nel salotto di questo romanzo, si muove con particolare attenzione, seguendo un carattere delineato in maniera precisa e puntuale. Costanza e la sua voglia di vivere, incurante dei sussurri nobiliari che potrebbero investirla con il lor brusio. Simone e la dissolutezza, il sesso portato agli estremi, per il tempo, avvezzo a uno stile tutto maschile degno dell'epoca in cui si trova. Sveva e la sua cattiveria, Dario e la tracotanza viscida di cui sembra addirittura aver preso sembianza. Gilberto e la sua età che lo porta a essere sottovalutato, ma non per questo meno temuto. Ho adorato questo romanzo. Non solo per le scene di sesso passionali, ben descritte, cariche di una classe inusitata pur penetrando sornione al di sotto delle gonne di chi legge. Ho amato Simone, il suo carattere solo in apparenza forte e sprezzante. La sua resa incondizionata all'amore, infatti, lo ha reso umano, davvero probabile, instaurando un'empatia con il lettore devastante. Ci si commuove nei flashback della sua infanzia, si arde di passione con lui, ci si infuria per i torti subiti. Costanza, dal suo canto, non è la donna ingenua e avvezza ai salotti, priva di nerbo e indifeso agnello sacrificale. Costanza si ribella a un matrimonio imposto, Costanza cavalca come un'amazzone e tira con il fucile. Costanza è donna e per questo degna davvero di rispetto. Ama e sa amare, ma sa anche picchiare e ci si trova a esultare quando aggredisce le sue aguzzine, scalpitando affinché abbia la meglio su di loro. Si ama il suo temperamento tanto moderno, perché inneggiante a un'indipendenza che dovrebbe essere propria, ormai, di qualunque donna contemporanea. Di contro si odia Sveva e non si langue davanti alla sua disfatta, tanto meritata quanto cercata. A poco conta che i suoi passi siano mossi da un'infanzia rubata, da un amore non corrisposto. La brama di potere è più potente ed è presente in ogni sua mossa, ogni suo ghigno malvagio. Dario è il vero cattivo, viscido e ignobile, e rappresenta l'unico mio rimpianto perché la sua fine non è stata caratterizzata al meglio come invece avrei voluto. Con una trama avvincente e un linguaggio incalzante, mai tedioso, con il mordente giusto e una dose di erotismo mai eccessiva, Simone tesse la tela che porta il lettore al secondo libro della sua trilogia. Decisamente consigliata, inspiegabilmente non sotto le luci di una ribalta che merita, Simona Liubicich fa centro al primo colpo. Chissà nel secondo romanzo, “Tentazione e orgoglio”, cosa ha riservato? Tra qualche giorno potrete saperlo, questa è la Liub Trilogy!

lunedì 17 novembre 2014

I demoni di mezzanotte di Romina Principato



Cosa si può provare al cospetto di una Chiesa? Reverenza, fede, speranza, semplice sottomissione per una radicata condizione di rispetto infantile promulgata dalla società fino a giungere ai massimi livelli di consapevolezza nell'età adulta. E se lo spauracchio della morte, l'ansia di non vedere il mondo futuro, dipendessero proprio da quella struttura che promulga bene e amore? Se fossero i suoi funzionari a decretare diritto di vita o morte, contravvenendo ai principi fondamentali della religione di cui si fanno promotori? Amelia ha conosciuto bene l'ira distruttrice e funesta dell'Inquisizione, così come Giacomo e Agata. È per questo che i tre si sono rifugiati a Cemmo, scappando da una situazione insostenibile che vide la morte della madre dei gemelli. Dieci lunghi anni sono trascorsi da quella orrenda notte passata a correre via dai forconi, cavalcando febbrilmente un cavallo che aveva zampe come il vento autunnale, troppo solo, però, per contrastare la ragione e la forza dell'ignoranza. Ed è su questa che la Chiesa si baserà, alla soglia dei quindici anni di Giacomo e Agata, giocando con la furia dell'epidemia che a Brescia sta mietendo vittime e che, lenta e inesorabile, ha iniziato a contaminare il piccolo paese “dimenticato da Dio”. Che la febbre che uccide sia la conseguenza delle azioni nefaste delle streghe? Ma Andreas, il figlio del Duca, conosce la verità...

Romina Principato, dopo il fortunato esordio de “I quattro Re” avvenuto in tempi non sospetti e lontani, torna in maniera decisamente impattante, narrando una storia ancora troppo vicina, che tocca con mano decisa e per nulla lusinghiera il nostro Paese. Siamo nella Val Camonica, nei primi secoli dell'anno mille. L'Inquisizione agisce in maniera indisturbata ovunque, dando libero sfogo alla sua sete di potere e perversione, lasciando a tomi di dubbio gusto il compito di esemplificare i propri propositi per estirpare il male dalle donne ree di ballare col diavolo. Satana, infatti, possiede e irretisce le donne, colpevoli di saper far nascere i bambini e curare i malanni grazie ad anni di esperienza e studio sulle erbe medicali a lungo utilizzate in antichità e tramandate di famiglia in famiglia. In questo scenario si colloca la storia di Agata, ragazza di bellezza senza pari, nel fiore della propria gioventù, pronta ad affacciarsi al mondo dell'amore con timida ritrosia ma feroce speranza. E Andreas, figlio del Duca, sembra essere l'uomo dei suoi sogni, colui per il quale compiere pazzie, mentire alla propria balia e a un fratello oppressivo e dispotico per naturale corso temporale. Il lettore vive assieme a lei il rossore delle gote, la nascita di un'infatuazione data dal rispetto, dalla sottomissione a una condizione sociale elevata, da una bellezza fatta di pulizia e decoro e da modi galanti e rudi che affascinano senza fornire campanelli d'allarme. La scrittura incalzante della Principato, particolarmente attenta a immergere il suo lettore nella quotidianità di una vita povera e priva di riposo, provoca un'empatia furiosa con i protagonisti, tanto da cominciare a temere per le loro sorti con lo scorrere delle pagine che scivolano come acqua da un bicchiere. La storia prende l'abbrivio in maniera inaspettata, insinuando il timore di una disfatta lenta, sorniona, quasi si stesse vivendo la vita di Agata. Si ascolta il suo cuore, si vive una violenza ingiusta, l'ebbrezza del vino e la delusione dell'inganno. E si riflette. Perché la condizione di Agata è terribilmente simile a quella di tante ragazze prede del loro primo amore, disposte a far pazzie pur di vivere un'emozione esaltante con colui di cui si fidano ciecamente senza reale motivo. Ci si rende conto con stupore quanti siano stati i rischi di assecondare il primo amore, magari burrascoso, magari fatto di sotterfugi, e ci si chiede come mai un momento così forte e importante debba esser stato fonte di morte per molti, all'epoca. La perversione della Chiesa ha saputo mietere vittime grazie all'ignoranza a cui, lentamente, la nostra società sembra essere destinata nuovamente grazie all'idea di un progresso che promette facile successo con un minimo sforzo, Ma l'ignoranza determina la caccia alle streghe, non per forza anime affini al diavolo, ma di qualsiasi natura e genere. La Principato scrive e sa come farlo, emozionando e trasmettendo un'ansia che devono davvero aver provato milioni di donne del periodo buio medioevale. Inutilmente i papi che si sono succeduti nel tempo hanno chiesto scusa per il loro predecessori. Le morti per mano dell'Inquisizione non si contano e Romina è bravissima a farcelo notare. Gli eventi naturali fecero da combustibile a una credenza popolare basata sul timore di non sopravvivere. Le forti epidemie che a causa delle tasse e delle condizioni sfavorevoli di siccità invasero il nostro paese fornirono alla Chiesa lo spunto a perseguire quella scalata al potere atta a sovvertire i vertici a proprio favore. E l'ignoranza di un popolo che fino a pochi anni prima aveva visto nella natura i suoi unici dei fece da mastice a due lembi di storia da unire pur di rincorrere il denaro e l'egemonia di un ordine clericale sempre più arrivista. La ricostruzione storica della Principato denota un grande studio, ed è reso al meglio nei momenti di vita quotidiana di cui riesce a esprimerne il tedio, la sofferenza, la noia di gesti ripetuti e per nulla godibili. La caratterizzazione dei personaggi è al limite della perfezione, così come l'eviscerazione delle emozioni che penetrano l'animo del lettore facendo divenire anch'egli attore non protagonista di una delle pagine più nere dell'intera storia clericale mondiale. Perfettamente riuscita la descrizione del divario tra le classi sociali di Agata e Andreas, agli antipodi e per questo così sbilanciate. Andreas è figlio del suo tempo, di una noia egoisticamente cattiva, per nulla conscio del suo reale potere e la Principato ce lo fa odire in maniera assoluta, restituendo dignità in quello che in un primo momento si è portati a detestare per il fare autoritario degno di una società maschilista come quella dell'epoca. Giacomo assurge a patriarca, nonostante l'età, e per questo incuterà poi tutto il rispetto che merita. Amelia, la balia, rappresenta la saggezza, l'esperienza, la bontà burbera e affettata propria delle donne di famiglia, veri angeli del focolaio, tanto simile alle nostre nonne e pratica nel donare non chiacchiere ma fatti. I demoni di mezzanotte si collocano con prepotenza ai vertici delle mie letture annuali, richiamando l'attenzione su un polemica nata con l'avvento dell'autopubblicazione. La scrittura è una scienza basata sul forte studio delle sue regole. Il mestiere dello scrittore è un mestiere, appunto, e per questo frutto di un lavoro di lettura, studio, esperienza, gavetta. Non ci si improvvisa scrittori, tranne rare eccezioni che comunque non fanno la regola, e Romina Principato è la prova di quanto detto. Scevra da qualsiasi polemica sterile in quel mondo stupido che vede in cento contatti facebook un successo inutile e inesistente, Romina scrive e continua a farlo, crescendo negli anni e divenendo davvero una promessa destinata, spero,a emergere come merita.

lunedì 3 novembre 2014

Candy Apple di Nora Noir


Candy Apple
Elisa è una ballerina di danza classica, ferma in maniera statica nell'abitudine di apparire come gli altri vorrebbero fosse. Alberto è invece un chitarrista metal, un tipo alla mano, superficiale come può esserlo un uomo fatto di trent'anni suonati alle prese con la Londra rockeggiante dei nostri anni. Entrambi, come spesso accade, prede e vittime del caso, dell'incerto corso di eventi che, talvolta, concertano per far quadrare situazioni all'apparenza senza senso. In una galleria i due si incontreranno e scontreranno un po' come accade tra Licia e Mirco in un giorno di pioggia e così...
Torna Nora Noir, torna l'erotismo sensuale di una delle scrittrici più promettenti del panorama emergente italiano. Dopo la Serva di Vienna, l'autrice dal capello nero corvino ci presenta un titolo completamente diverso per genere, stile e linguaggio. Candy Apple è dolce e succoso proprio come il frutto, decisamente croccante nei dialoghi, fragrante nell'aroma degli amplessi dosati ed eccitanti, e candita negli aspetti psicologici che si intravedono ma che non appesantiscono una trama semplice e piacevole. Quello di Nora è un romanzo breve, contraddistinto da un doppio punto di vista dal quale è possibile carpire ogni aspetto della vicenda, senza avere quei fastidiosi "buchi"nell'interpretazione dei sentimenti dei vari personaggi. Leggendolo, in effetti, mi è tornato in mente un cartone che andava molto di moda durante gli anni della mia adolescenza (l'altro ieri, per la cronaca!). L'anime in questione si chiamava Lui/Lei e narrava le vicende di due giovani liceali giapponesi. Nora sembra aver estrapolato lo stile innovativo e simpatico di questo cartone per trasporlo in letteratura rinnovandone, però, la classicità con un linguaggio colloquiale che non stride per nulla, ma che anzi accompagna il lettore rendendolo partecipe della storia in maniera calzante e incalzante. Si sentono forti contaminazioni di letture contemporanee, delle quali l'autrice da mostra di saper imparare e mettere in pratica le lezioni, ma unisce a questo uno studio mirato di generi artistici lontani, ma non sempre, dal mondo della scrittura. Si parla in maniera consapevole di rock metal, in Candy Apple, e lo si fa riuscendo ad attrarre il lettore verso questo genere musicale per nulla commerciale. Personalmente ho sempre sentito parlare dei Nightwish senza cercare qualche loro canzone, cosa che invece ho fatto per immedesimarmi ancora meglio con Alberto e le sue fantasie. E devo dire che a me è sembrato davvero di entrare nel tinello di Nigel e vedere l'artista alle prese con le sue "croste", ho passeggiato con Elisa e Alberto per le strade londinesi, ammirato il balletto di danza dove Jennifer sgomitava per essere notata, ho bevuto con i ragazzi nel pub e vissuto l'incontro con Paul nella galleria artistica. Insomma, ho vissuto Candy Apple solo grazie allo stile frizzante di Nora, che ha saputo utilizzare il frasario tipico del nord Italia in maniera superba. Come le ho riferito privatamente "mi sono piaciuti un casino i suoi dialoghi e il modo in cui fa parlare i personaggi nei monologhi introspettivi". Sì, perché al di là della favola narrata, ci sono parti che sondano l'animo umano alle prese con decisioni difficili, con cambiamenti di vita non prestabiliti o previsti. Particolarmente toccante la lotta che Elisa fa con il suo subconscio per evadere dallo schema limitante che prevede il suo ferreo autocontrollo. I dubbi dell'amore, il pensiero del tradimento, i malintesi tipici di un amore appena sbocciato privo della complicità propria di un rapporto ben collaudato e, pertanto, prerogativa quasi esclusiva dei ragazzi nel pieno della ricerca di una propria stabilità e maturità mentale. Nora mi ha catturata e sedotta in vari punti, specialmente quando poi il romanzo è iniziato a vertere laddove lei è maestra: l'erotismo. Le scene sono descritte minuziosamente pur rimanendo dense di una classe inusuale. Nora emoziona sapendo di poterlo fare con parole prive di volgarità asperse, penetrando la mente del lettore e insinuandosi in essa con ferma e dolce determinazione.
Insomma... Se non avete ancora compreso il da farsi: comprate e leggete Candy Apple, mordete di gusto e poi conservate il torsolo per rendere partecipi anche i vostri amici. Senza passaparola noi autori non siamo nessuno. Senza lettori non abbiamo ragione di esistere, mentre Nora Noir merita di essere affermata!

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