giovedì 3 dicembre 2015

La doccia

Girò la chiave nella toppa ed entrò fischiando sonoramente.
«Billy?! Hai finito di ronfare come un orso?» gridò allegramente chiudendosi la porta alle spalle. L'odore penetrante del nuovo profumatore alla vaniglia lo investì subito, nauseandolo. Chi cazzo glielo aveva fatto fare di comprare quell'affare disgustoso? Non avrebbe dovuto "profumare l'ambiente in maniera delicata e davvero gradevole, signore, vedrà... mi ringrazierà!"?
«Un cazzo» borbottò sfilandosi la giacca «fa uno schifo immondo. Vaniglia... Che cazzo mi è saltato in mente? L'ho sempre odiata, io...»
Si voltò e appese il soprabito alla gruccia in ferro battuto appesa al muro, quindi si tolse le scarpe mantenendo l'equilibro con una mano saldamente ancorata alla credenza dell'ingresso.
«Palla di pelo? Dove sei, scroccone?» chiamò di nuovo voltandosi verso la sala. «Solo io ho un cane che non gliene fotte un cazzo del padrone. "Carino, mi fa sempre le feste quando torno"» parafrasò in falsetto camminando verso la cucina «e io invece ho un sacco di pulci sociopatico. Ehi» disse fermandosi davanti alla cesta enorme quanto il suo cane, sotto le scale «ce l'ho con te. Almeno potresti degnarti di alzare la testa» continuò piegandosi sulle ginocchia. Billy aprì un occhio, mugolando appena, quindi si alzò sulle zampe, si scrollò energicamente in un trionfo di peli bianchi, poi sbadigliò pigramente.
«Ecco, sì, mi raccomando: manda quei cazzo di peli ovunque» lo apostrofò protraendo una mano per accarezzarlo «che poi c'è la serva, qui, che pulisce tutto... Cristo, che palle» aggiunse dandosi del coglione. Sua madre gli aveva fatto una testa così, quando era piccolo, sui commenti sessisti, ma a lui non entrava proprio in testa quell'argomento. Non lo faceva per cattiveria, era istintivo.
«Ma guarda tu se devo farmi tutte queste seghe mentali per una stronzata del genere» mormorò continuando ad accarezzare bonariamente il suo compagno con un sorriso mesto sulle labbra. Era stato un vero dramma trasportare Billy da Alberta a Melbourne, ma neanche i suoi occhioni tristi avevano potuto niente sulla decisione di andarsene via da quella casa. Tutto, lì, urlava dolore.
Si leccò le labbra, allargando le narici, e inspirò a pieni polmoni con lo sguardo perso nel vuoto. Avrebbe dovuto chiamare Rachel, ma il solo pensiero gli provocava un'ulcera perforante che desiderava evitare con tutte le sue forze. Sua sorella era tanto cara, ma una stronza...
«Avanti» si riscosse dando un'ultima pacca sul groppone di Billy «accendo il camino, mi faccio una doccia e poi mangiamo» concluse alzandosi e portando le mani ai fianchi. «Che dici, stasera bistecca per me e solita scatoletta per te? O vuoi quel pappone schifoso che puzza a tre chilometri di distanza?» chiese al cane osservandolo. Era talmente abituato a trattarlo come un suo pari che non si poneva il problema di sembrare uno stupido. E comunque non era stupido: quel pastore, ormai, era la sua famiglia.


«Ed ecco una nuova puntata dei dialoghi interiori di Dre Walker, signore e signori» proclamò cominciando ad armeggiare con la legna «ma questa volta dovete pagare il biglietto. Oh sì» continuò soffiando sulla scintilla appena avviata «perché mi sono rotto il cazzo di farvi da giullare, o sadico pubblico.» Osservò per un momento il fuoco crepitare nella nicchia di pietra, quindi si slacciò i primi bottoni della camicia e si incamminò verso il bagno. Fece scrosciare l'acqua, saggiandone il calore, via via più intenso, con una mano, quindi si spogliò e osservò il suo profilo davanti allo specchio. Come sempre una gioia per gli occhi.
«Quando ci vuole, ci vuole: sono un figo e me lo dico da solo... Ti credo che gli uomini fanno a gara per scoparmi» disse al proprio riflesso guardandosi su entrambi i lati. Schioccò le labbra e sorrise al suo doppio prima di entrare nella cabina doccia. Chiuse gli occhi appena il lento fluire dell'acqua lo avvolse, quindi inclinò il capo all'indietro e lasciò lo stress scivolare lungo il canale di scolo. Senza neanche averne percezione, portò una mano sul petto, accarezzando piano la pelle tesa, poi scese lungo l'addome fino ad arrivare al membro floscio. Non ci aveva pensato neanche per un attimo, prima di entrare lì dentro, ma ormai c'era... perché non approfittarne? Cominciò a massaggiarsi l'uccello, scegliendo con cura la situazione favorevole tra le innumerevoli fantasie a disposizione. Aveva trombato con così tanti uomini da avere l'imbarazzo della scelta. Mentre il sangue iniziava a fluire nelle vene in tensione, si leccò le labbra lasciandosi andare a un paio di occhi verdi che lo avevano catturato qualche mese prima. E con il cui proprietario aveva scopato alla grande per due ore. Era alto, fisico asciutto, occhi contornati da ciglia nere e folte, tanto che sembrava avesse messo il kajal - e forse era anche così, conoscendo alcuni tipi - capello riccio e moro, conturbante, e labbra da succhiacazzi conclamato. L'uccello iniziò a indurirsi, nella sua mano destra, mentre l'altra giaceva abbandonata lungo i fianchi. Quelle cazzate sul tenere occupato tutto ciò che si aveva a disposizione lo indispettivano. Per una sega erano sufficienti le dita di una mano sola, tutt'al più il palmo, ma l'altra? Cazzo, se stava ferma non succedeva proprio niente. Dischiuse la bocca, lasciando che l'acqua vi scivolasse dentro, accarezzando la lingua e lambendo i denti, mentre l'uomo dagli occhi verdi prendeva posto davanti al suo bacino in attesa che lo riempisse. E lo fece, giocando di polso in maniera un po' più accentuata, penetrandogli quelle labbra carnose e magnifiche e osservandolo succhiare a occhi chiusi tutta la sua lunghezza. Non si era mai potuto lamentare delle sue dimensioni, anche se non erano da record... ma in fondo a che serviva? A niente, appunto.
Gemette, aumentando la velocità e raggiungendo una dimensione parallela di piacere paradisiaco.
«Uhm» mormorò mentre lo sconosciuto leccava la cappella guizzando la lingua da una parte all'altra. Lo stava gustando come piaceva a lui, come avrebbe sempre voluto avvenisse, come...
Venne portandosi un pugno alla bocca, soffocando un rantolo spontaneo, quindi aprì gli occhi sorretto dall'ondata di adrenalina che lo aveva appena investito. Puntini neri e bianchi galleggiavano a mezz'aria ovunque volgesse lo sguardo, e si impose di respirare regolarmente, riportando anche i battiti cardiaci a più miti consigli. Niente di meglio di un cazzo di orgasmo in solitaria... A volte era meglio quello che una scopata in coppia. Si pulì sotto il getto d'acqua, insaponandosi con cura e risciacquando il corpo come un perfetto maggiordomo alle prese con un pavimento incrostato, quindi chiuse il rubinetto e uscì dalla cabina giusto in tempo per sentire Billy grattare alla porta in cerca di cibo.
«Che coglioni...» sospirò «Arrivo, mangiaufo a tradimento!» urlò al silenzio del bagno, quindi si tuffò nell'accappatoio, si immerse nella colonia e si vestì, pronto per una serata pigra e serena.

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